perchè
Questi i nomi di alcuni dei nostri soci: C. Barchitta, M. Moschini, L. Mandricardo, B. Favaro. Che cosa hanno in comune, oltre ad essere ex-insegnanti? Sono tutti appassionati alla Scienza della proporzione della voce e dei suoni.
Non è chiaro? Sono tutti musicisti, e ciascuno di loro ha messo alla prova le loro capacità anche in ambito scolastico, nelle varie occasioni ricreative.
Ma non hanno solo suonato, anni fa hanno anche dato vita ad una iniziativa educativa e formativa rivolta agli studenti dell’ITIS fondando la cosiddetta “Aula di Musica”.
Conversazione in Aula Musica
di Andrea Mugnolo
Piano primo, corridoio ovest, ultima porta: Aula musica. Entriamo. Un piccolo corridoio, a sinistra una porta che conduce alla Sala di registrazione. Al termine del corridoio un’altra porta immette nelle Sala prove dove si svolge la conversazione che viene sintetizzata con la presenza di Carmelo Barchitta storico animatore e da sempre responsabile del progetto, Luciano Mandricardo, Maurizio Moschini che hanno seguito e sostenuto l’esperienza in tutta la sua durata.
Quando è sorta l’iniziativa di allestire un’aula di musica in un istituto tecnico dotato di laboratori operativi, più vicini al mondo industriale che all’espressione artistica? I ricordi cominciano a dipanarsi, un filo si staglia più preciso mano a mano: nel 2000? No, già prima, nel 1998. Anzi, il primo a mettere a fuoco l’idea fu il preside Domenico Ticozzi, Nico, come gli piace farsi chiamare anche a scuola. “Ho un figlio che suona con i suoi amici, mi chiede sempre di trasportare in macchina i cassoni (in realtà gli amplificatori) e di accompagnare il gruppo in garage o scantinati dove non danno fastidio; quindi capisco questi giovani con la passione per la musica che non trovano facilmente un posto dove provare”.
In realtà, dentro la sua contagiosa, empatica cordialità, Nico Ticozzi aveva intuito con profondità che un istituto tecnico per elettronici e informatici, alle soglie del Duemila, avrebbe avuto la possibilità di diventare uno strumento potente per rendere la tecnologia vicina al mondo giovanile, anche attraverso la musica. E aveva ragione.
Dunque, già nel 1995 si elabora il progetto per un’Aula di Musica vera e propria. Nel senso che esistono nelle scuole ambienti simili ma dotate solamente di strumenti, non di una sala di registrazione a livello professionale, come si dirà.
Il professor Barchitta si incarica di stilare un progetto dettagliato e la scuola mette a disposizione una somma cospicua per l’epoca (venticinque anni or sono), che ammonta a quindici milioni di lire.
L’aula viene a prendere il posto di un laboratorio di elettrotecnica ormai in dismissione per la sua strumentazione decisamente vetusta e, nel trapasso, allo stesso posto occupato da un freno Pasqualini (tradizionale macchinario per esercitazioni), verrà posizionata la tastiera. I locali vengono imbiancati grazie alla prestazione d’opera volontaria di due assistenti tecnici, alle pareti si applica un rivestimento di materiali fonoassorbenti, si acquistano la batteria e gli amplificatori.
Va anche detto che dopo l’erogazione iniziale dei fondi nulla più verrà concesso fino ad oggi, quindi la gestione e la manutenzione verranno assunte dai colleghi riparando i materiali che si deteriorano, procurandone di nuovi anche attraverso donazioni personali.
Sala di registrazione e sala prove comunicano attraverso un grande vetrata e soprattutto tramite una fitta rete di fili e di cavi che facendo filtrare il suono proveniente dagli strumenti musicali e i microfoni lo conduce alla sofisticata attrezzatura capace di incidere i brani eseguiti.
Come funziona la gestione dell’aula? Questo aspetto sarà molto curato per evitare danni alle attrezzature e per sviluppare, dal punto di vista educativo, il rispetto del bene comune.
La frequenza all’aula viene regolata attraverso prenotazioni da effettuarsi via web (allora, non ai giorni nostri…). Norme comprensibilmente inderogabili sul comportamento in aula: divieto di fumo, di introdurre cibi e bevande, massima cura verso le attrezzature, compilazione del registro di aula, pulizia degli ambienti con un apposito aspirapolvere per moquette.
Quanti studenti possono essere stati coinvolti dall’esperienza dell’Aula di Musica nel corso degli anni?
Ogni anno si alternavano circa sei o sette gruppi per una media di trentacinque, quaranta giovani, a volta venivano costituiti gruppi musicali davvero numerosi con la presenza di trombe e sassofoni oltre a chitarre, percussioni, tastiere.
I gruppi erano di diversa natura: amanti del rock, talvolta del jazz si trovavano affiancati a studenti di pianoforte o di violino che cercavano un posto sicuro dove esercitarsi perché a casa avrebbero dato fastidio ai vicini o alla famiglia stessa.
I tre colleghi hanno potuto seguire e motivare i ragazzi anche supportati dalla propria formazione musicale: uno pianista, due bassisti uno dei quali anche contrabbassista, tutti con grande esperienza, fin da giovanissimi, in campo musicale. C’è chi ha suonato al concerto dello “Zuccante” del 1969 tenutosi nel cortile interno di palazzo Sheriman a Venezia, allora una delle sedi dell’istituto.
Nel corso degli anni, raccontano a turno, l’Aula Musica ha avuto l’opportunità di ospitare artisti prestigiosi, come la musicista e cantante jazz statunitense Jay Clayton che ha tenuto un corso impegnativo di canto jazz a parecchi studenti iscritti. Come c’è capitata? Grazie all’interessamento di un’impiegata amministrativa, Paola Furlano, ottima cantante jazz diplomata al Conservatorio, che ne aveva seguito i corsi e messo in pratica gli insegnamenti.
Insomma, appena si approfondisce un aspetto relativo all’Aula Musica si scopre un gruppo ampio e affidabile che vi ruota intorno. Così si precisa nitidamente il senso dell’esperienza: allargare il “discorso musicale” all’intera comunità scolastica. (Una giovane supplente di lettere in servizio per un solo mese troverà modo di accedere all’Aula Musica e di cantare. Cantava bene…)
La funzione aggregante era evidente durante le autogestioni: l’ambiente si saturava di studenti che ne foderavano le pareti con la loro presenza stando a pochi centimetri dagli strumenti e dai musicisti, per intere mattinate si alternavano le jam sessions. Ugualmente coinvolgenti i concerti tenuti a fine anno scolastico all’aperto, non immuni da incidenti imprevisti: un eccessivo calore solare in un giugno torrido stava per portare a fusione la tastiera.
Durante la conversazione tornano alla mente molti fatti e situazioni divertenti come le proteste dei residenti delle case di via Baglioni che si lamentavano del volume troppo alto, ma poi si scoprì che avevano ragione perché i ragazzi provavano con le finestre aperte…Di fatto, però, il comportamento è sempre stato molto responsabile, la conduzione dell’attività ha sempre mantenuto il suo aspetto educativo.
“Musica” sottolinea Mandricardo ”è empatia”, suonare insieme permette di instaurare un rapporto forte, anche tra persone di generazioni diverse. Possono cambiare anche i ruoli: i docenti vengono messi a fuoco dai ragazzi in modo nuovo, ne ricavano un’immagine umana, molto più ricca rispetto all’insegnante della disciplina.
Ultimo ma non meno importante risultato: molti allievi che non ingranavano con lo studio e si stavano allontanando dalla scuola hanno ritrovato motivazioni, riscoperto capacità e inclinazioni attraverso l’aula di Musica.
Si, l’aspetto educativo ha funzionato. E quello didattico? Quali sono stati gli elementi legati alla scuola in senso stretto, alla formazione tecnica, alla specializzazione?
L’Aula musica con le sue attività può essere considerata una evoluzione dei temi e delle tecniche trattati nei corsi di informatica ed elettronica, dopo cinque anni un giovane può diventare un tecnico fortemente specializzato nel campo della produzione musicale con alta tecnologia. Come si vede anche qui l’intuizione di Nico Ticozzi è stata preziosa.
Per molti anni sono stati tenuti dei corsi per tecnico del suono curati da uno studio professionale, il Basement Recording Studio con sede a Vicenza, nei quali sono stati trattati e approfonditi elementi di elettronica e fisica del suono. Inoltre si sviluppa l’aspetto del trattamento del suono studiando ad analizzando gli effetti del riverbero e dell’eco, toccando con mano aspetti complessi come i decibel, approfondendo concretamente le formule sulla lunghezza d’onda. Tutta la tecnologia elettronica risulta coinvolta in questo campo in forma esperienziale e non strettamente teorica.
L’informatica invece è fortemente implicata nella registrazione e nell’impiego dei software digitali.
Ciò che avviene in settori separati nell’Aula musica è stato perciò visto come un unico, importante processo produttivo.
Qui si esauriscono le domande e si parla a ruota libera. invitati da chi scrive a ricordare aspetti non toccati, elementi significativi o comunque particolari inaspettati. Come ad esempio la cultura musicale degli allievi. Qui, sorprendentemente, il gap generazionale sembra essere ininfluente: i gusti musicali dei giovani sono stati affini a quelli dei docenti prediligendo soprattutto la musica rock e pop degli anni Settanta, ritenuti mitici dagli allievi. Anche così si crea un linguaggio comune che non è solo di contatto.
Al termine di questa conversazione chi si è incaricato di trascriverla ritiene difficile rendere espliciti tutti i ricordi, le impressioni, i particolari, le emozioni che, come nelle scatole cinesi si sono ridestati e moltiplicati. Qualcosa resterà fuori.
Invece non si perde lo spirito, il feeling con cui i tre colleghi e amici hanno raccontato, rivissuto, esposto la loro esperienza attraverso una narrazione tanto precisa quanto spontanea. Ancora una volta hanno trasmesso passione.
(articolo tratto dal numero 2 della rivista “Scuola Aperta, esperienze e riflessioni dall’ITIS Carlo Zuccante”)